Within the project IMPROVE, Shapers from different Italian Hubs have collaborated on a book published by Talent Ventures under the title The Jobs of the Future: Why 65% of today’s kids will have jobs that don’t exist yet. We are delighted to share fragments written by Turin Shapers.
This article is currently only available in Italian, but we’re working on translating it to English. Stay tuned!
Dal Capitolo 6: Due opportunità bonus… la cultura e lo spazio
A cura di A. Abbasciano e L. d’Argento, A. Hanafi, C. Liuzzi
Oltre i confini del nostro pianeta: quale futuro nell’economia spaziale?
Nel 1969 il programma dell’Agenzia Spaziale Americana “Apollo 11” portò il primo uomo sulla Luna. Fu “un piccolo passo per l’uomo e un grande balzo per l’umanità”. Qualche anno prima, nel 1957, lo Sputnik fu il primo satellite ad orbitare intorno alla terra. Questi due avvenimenti appartengono a quel periodo che oggi chiamiamo la corsa allo spazio. Oggi siamo davanti a una nuova era spaziale, differente da quella precedente. Emergono aziende private e startup caratterizzate da profili di business legati alla Space Economy indipendenti dagli enti spaziali degli stati a cui appartengono. Fino ai primi anni 2000, solo le agenzie spaziali nazionali avevano possibilità di inviare sonde e svolgere ricerche aerospaziali. L’inserimento delle partecipazioni pubblico-private ha inoltre aperto la possibilità di creazione di nuovi mercati dando la possibilità a varie aziende di poter partecipare allo sviluppo, alla ricerca e alla definizione del futuro degli esseri umani nello Spazio. Questo ha esteso i campi d’interesse della Space Economy anche all’estrazione mineraria sugli asteroidi vicini all’orbita terrestre, al turismo spaziale, l’inumazione spaziale. Si tratta quindi di un’industria innovativa che consente di rendere accessibili le conoscenze e le nuove tecnologie sviluppate nell’ambito dei progetti legati allo spazio, ai settori commerciali, industriali o di ricerca.
La Space Economy è considerata una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni. Attualmente è valutata 350 miliardi di dollari all’anno. È evidente come questo settore non è più prerogativa del settore pubblico, come ai tempi in cui l’unico attore era la NASA, ma si stanno affacciando o sono già entrate in questo mercato, tanto da parlare di “New Space Economy”, aziende private che lavorano nel campo della progettazione e dello sfruttamento delle risorse aerospaziali, tra le quali vanno menzionate ad esempio “Blue Origin” (del fondatore di Amazon Jeff Bezos), “Space X” (Elon Musk) e “Virgin Galactic” (Richard Branson).
Secondo il World Economic Forum, ci saranno cinque punti principali attorno ai quali si svilupperà il futuro della Space Economy:
- Settore energetico: con l’utilizzo dell’energia solare che risulta più efficace in ambiente extra atmosferico.
- Estrazione Mineraria: con lo sfruttamento di risorse estratte dalla luna e dagli asteroidi.
- Trasporti: con l’organizzazione di viaggi suborbitali.
- Costruzioni: con veicoli spaziali robotizzati in grado di assemblare grandi strutture in orbita e di riparare o rifornire di carburante i satelliti esistenti.
- Turismo: con la possibilità di poter passare un periodo della propria vita su una navicella spaziale, come gli astronauti nella International Space Station.
La Commissione Europea, insieme alla Banca Centrale Europea (BCE), ha investito 200 milioni di euro a supporto dell’innovazione nel settore aerospaziale. Ma quali saranno concretamente le professioni legate all’economia spaziale?
Sono numerose le professioni che si costruiscono intorno al settore della New Space Economy, a partire da dei settori come la Nanotecnologia, la Biotecnologia, i Microsistemi tecnologici, le Tecnologie ottiche e materiali, la programmazione dell’intelligenza artificiale. D’altro canto, avremo sempre più bisogno di esperti in diritto internazionale, economia e relazioni internazionali, con l’aumento di problematiche riguardanti i viaggi suborbitali, legate ad esempio alla sicurezza alle assicurazioni, all’organizzazione logistica dei viaggi aerospaziali, al diritto correlato a questo tipo di applicazioni ecc.
E, se invece si avesse l’intenzione di voler fare qualcosa di più dinamico… allora l’astronauta è sicuramente una professione che sarà più comune di quanto si possa pensare nell’ambito dell’economia dello spazio! Cosa fare per diventare astronauti allora? Chiaramente non c’è (al momento!) una guida o un corso di studi apposito, tuttavia è consigliato controllare regolarmente i siti internet delle agenzie spaziali che organizzano periodicamente corsi di formazione per futuri astronauti. È consigliato avere una laurea in una delle materie scientifiche classificate nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Math), questo perché al momento gli astronauti si occupano delle ricerche da effettuare sullo spazio e, periodicamente, si occupano anche della manutenzione della International Space Station nelle attività extra veicolari.
In questo nuovo mercato le startup avranno un ruolo importante nel settore della ricerca innovativa e dello sviluppo e implementazione di nuovi prodotti e servizi. Ad esempio, Orion Span, una startup selezionata dalla NASA, sta creando un hotel di lusso nello spazio, che verrà messo in orbita nel 2022. Le startup saranno le protagoniste anche del neonato settore dell’agrospazio, che riguarda l’analisi e le ricerche scientifiche su alimenti che possono essere consumati e conservati nello spazio, oppure della sostenibilità dei rifiuti spaziali (come i satelliti in disuso, di cui si occupa l’italiana D-Orbit). Un altro esempio rilevante è quello dello space advertising con tecnologie come Orbital display, che permette di trasmettere nello spazio annunci pubblicitari grazie a piccoli satelliti in grado di riflettere la luce e formare parole luminose o loghi. Ma non solo, queta tecnologia potrebbe essere sfruttata dai Governi per inviare comunicazioni urgenti alla popolazione durante blackout o situazioni d’emergenza. Questi esempi sono intesi a far comprendere ai lettori che è necessario spaziare nello studio cercando di ampliare le proprie visioni al di là del singolo settore scientifico, tenendo in considerazione una formazione che sia il più possibile multidisciplinare ed aperta a nuove scoperte.